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IMU dimezzata per gli immobili con più di 70 anni di enti ecclesiastici e persone giuridiche private

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IMU dimezzata per gli immobili con più di 70 anni di enti ecclesiastici e persone giuridiche private

I fabbricati di interesse storico e artistico (ai sensi del Codice dei Beni Culturali d.lgs. n. 42/2004) pagano l’IMU in misura “dimezzata” (“la base imponibile è ridotta del 50%” ex art. 1 comma 747 legge n. 160/2019).
Una recente ordinanza della Cassazione (la n. 20131/2020 della Sez. VI – 5) ha riconfermato un orientamento molto importante in materia.
Per i fabbricati di proprietà di enti ecclesiastici e di persone giuridiche private, costruiti da più di 70 anni, l’interesse storico artistico si presume, in virtù delle previsioni di cui all’art. 10 comma 1 e all’art. 12 del Codice dei Beni Culturali.
Ai fini della applicazione del beneficio fiscale, chiarisce la Cassazione “non è necessaria la preesistenza di un formale provvedimento che riconosca l’interesse culturale, emesso dalla autorità amministrativa ai sensi dell’art. 13 d.lgs. n. 42/2004” (Cass. Sez. VI-5 n. 20131/2020).
A differenza di quanto accade per i beni di altri soggetti privati (per i quali l’interesse culturale dipende dalla esplicita dichiarazione rilasciata dalle competenti autorità), per i beni immobili di enti pubblici, enti ecclesiastici e persone giuridiche private (associazioni, fondazioni, enti morali, ex ipab…) con più di 70 anni (ex art. 12 d.lgs. n. 42/2004) vige una presunzione di interesse storico artistico, che vale fino a quando all’esito della verifica formale, avviata d’ufficio o su richiesta della proprietà, “non dovesse essere riscontrato alcun interesse culturale”.
Per tali beni i proprietari hanno quindi diritto di fruire del dimezzamento dell’IMU (quando per l’utilizzo degli stessi non abbiamo diritto di fruire della esenzione IMU).
La recente ordinanza n. 20131/2020 è conforme a quanto già precisato dalla medesima Cassazione, anche ai tempi dell’ICI (Cass. Sez. V n. 19878/2016, n. 4244/2016, n.11794/2010), sulla base dall’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 345/2003.

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